Miniera di Malacalzetta

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II giacimento di galena di Malacalzetta ha rappresentato uno dei punti di maggiore attrazione per quanti, negli anni fra il XVIII ed il XIX secolo furono "colpiti" dalla febbre dell'argento. Infatti, erano stati tanti i sardi che s'aggirarono un po' dovunque per individuare delle pietre e delle rocce lucenti (la galena si presenta in natura con un color grigio chiaro arricchito da una viva lucentezza metallica). Così per diversi anni, seguendo le tracce di quel che si diceva avesse annotato, con scrupolo di geologo, il cavalier Pietro Belly, pastori e notai, preti e signorotti avrebbero girato nella zona dell'Oridda per trovarvi fortuna e ricchezza.

Malacalzetta fu uno dei siti fortunati, tant'è che nel 1872 la "Società Anonima delle Miniere di Montesanto" ottenne da un ricercatore un permesso governativo per approfondirne (a conoscenza geologica. Ma la concessione per lo sfruttamento industriale fu data nel 1880 ad altro richiedente: la "Società Anonima per le Miniere di Lanusei". Quest'ultima ne affidò la coltivazione ad altra impresa - la "United Mines Company Itd" - che iniziò a tracciarvi le prime gallerie, partendo dal pozzo di Baueddu, ed a realizzarvi dei forni di calci- nazione, una piccola laveria idrogravimetrica ed alcuni fabbricati per uffici, cameroni e residenze. I lavori in sotterraneo incontrarono diverse difficoltà per la presenza d'acqua provocando ostacolo al tracciamento delle gallerie. Per una quindicina d'anni l'impresa inglese avrebbe continuato ad occuparsi della miniera, ma poi, subito dopo la prima guerra mondiale, sarebbe subentrata la società "di Pertusola", già impegnata nella vicina miniera di Arenas. Quella società italo-francese avrebbe realizzato una piccola ferrovia decauville per collegare le due miniere, potendo così utilizzare la laveria con il minerale di Arenas (l'impianto verrà anche arricchito con un processo di flottazione, molto più economico e valido).
La gestione "Pertusola" sarebbe durata fino al 1969, allorché subentrò la "Piombo Zincifera Sarda", società controllata dall'Ente Mine- rario Sardo "E.M.Sa". La cessazione d'ogni attività sarebbe giunta io anni dopo.