Risale
al Neolitico Antico la più remota attestazione in Gallura dell’uomo
preistorico. Il Monte Incappiddatu, (monte con il cappello) ad Arzachena presenta
uno degli esempi più significativi di antico uso dei tafoni, le emergenze
granitiche caratteristiche del territorio.
Ubicata
in località “La Sarra”, oramai inglobata dall’abitato, la breve altura mostra
sulla cima un masso di considerevoli dimensioni che, per via della singolare
conformazione ad ombrello, è indicato come Il Fungo. Il riparo presente
sotto la roccia, un tempo integrato con massi e murature a secco, denuncia
l’antica frequentazione dell’uomo. L’assenza di ossa umane esclude una
utilizzazione funeraria dell’anfratto.
Uno
scavo archeologico risalente al 1959, compiuto nel riempimento di un crepaccio che
si allunga dalla cima della formazione rocciosa, ha permesso di individuare
cinque distinte fasi. Quelle inferiori sono riconducibili al Neolitico Recente,
fra il 3500 ed il 2700 a.C., come attestano alcune ceramiche d’impasto inornate,
simili a quelle rinvenute nei circoli di Li Muri e Macciunitta e forme
vascolari e decorazioni tipiche della Cultura di Ozieri. Appartengono alle
prime fasi anche scarti di lavorazione dell’ossidiana, grosse lame e grattatoi
di selce e quarzite. La sequenza stratigrafica dei livelli successivi mostra la
presenza di forme vascolari di ambito nuragico.
Sepolti
dalle costruzioni moderne sono i resti di un probabile villaggio nuragico che pare
si estendesse verso Est e Sud - Est ai piedi del monte, il quale sopravvive
unicamente nella memoria popolare del luogo.
I reperti raccolti nel Museo Civico Michele Ruzittu offrono una panoramica del ricco patrimonio storico e archeologico del territorio di Arzachena.
Il caratteristico “fungo” di Monte Incappiddatu
Foto Stefano Sernagiotto PGSAS