Miniera di Guzzurra

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Nel territorio di Lula, alle falde del monte Albo, il giacimento di piombo-argentifero di Guzzurra venne coltivato in epoca romana, come attestano diversi scavi e dei ritrovamenti di attrezzi dell'epoca. A metà Ottocento, allorquando in Sardegna si riaccese la "febbre" mineraria, diversi ricercatori furono attratti dai grandi filoni superficiali di galena mista ad argento. Cera quindi il tanto per avviarvi un'attività industriale e l'informazione giunse all'orecchio del banchiere genovese Paolo Nicolay allora (dal 1850) presidente della "Monteponi".

Così, nel 1862 la concessione di sfruttamento venne attribuita a quella società iglesiente che - ad iniziare dal cantiere detto "Argentana" - vi attivò i primi lavori d'estrazione, non senza incorrere in molte difficoltà ambientali. Infatti, sei anni dopo la "Monteponi" ne cedette i diritti a due imprenditori marsigliesi (Pasquale L. Sigme e Enrico Giraud) che procedettero al completamento degli impianti, ampliandone le gallerie, costruendovi una laveria meccanica e diversi fabbricati per il ricovero delle maestranze (furono costruiti anche dei magazzini sulla spiaggia di La Caletta a Siniscola). Questa presenza francese la si troverà nei nomi dati ai filoni galenici coltivati: Sainte Claire, Napoleon, Saint Anne, Pastret, ecc.

In seguito, l'uccisione, per mano ignota, di uno dei due concessionari (il Sigme) ne interruppe l'attività che fu poi ripresa, attorno al 1910, dalla società "Gennamari-lngurtosu" del gruppo "Pertusola", divenutane concessionaria. Le condizioni d'insicurezza avrebbero continuato a renderne difficile la residenza ai tecnici ed agli operai, tant'è che fu necessario erigere un'alta cinta muraria a protezione dalle incursioni malavitose.

Quelle difficoltà avrebbero resa sempre precaria l'attività industriale, tant'è che, subito dopo il primo conflitto mondiale, la miniera venne abbandonata e chiusa. Si dovette alla "Società Ricerche Minerarie RLMISA.", appartenente alla "Monteponi-Montevecchio", un tentativo di ripresa attorno al 1961-62 senza però ottenere un seguito positivo: da allora la miniera, con il suo villaggio, è chiusa e abbandonata.