Miniera di Su Suergiu

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Su Suergiu (il sughero in sardo) è il nome di quest'importante miniera di antimonio che per circa 80 anni fu la più importante produttrice nazionale di questo prezioso minerale (per la storia, si tratta di uno dei metalli più antichi, conosciuto fin da diversi millenni prima di Cristo ed utilizzato dagli Egizi dell'epoca faraonica per ricoprire i vasi di rame).

La miniera, situata tra i territori di Villasalto ed Armungia, pur conosciuta fin dal XVIII secolo, avrebbe iniziato la sua vita industriale nel gennaio del 1880 allorché ne venne affidata la concessione a due "negozianti" cagliaritani, Carlo Rogier e Giuseppe Carcassi. Si dovrà poi ad un loro socio - Carlo Scaniglia - la costruzione della prima fonderia d'antimonio, il cui esercizio, però, incontrò parecchie disavventure.

Una decina d'anni dopo i diritti minerari furono acquisiti da una società genovese - L'Anonima Miniere e Fonderie di Antimonio - che era un po' la monopolista italiana di questo metallo. Con i nuovi gestori si giunse a migliorare le produzioni (che raggiunsero anche le 2500 tonnellate/anno), a far funzionare a regime la fonderia ad organizzare un punto d'imbarco a Porto Corallo presso Muravera. Per migliorare l'impiantistica, ampliare le ricerche e, soprattutto, introdurre l'energia elettrica con un generatore Siemens, furono fermate le produzioni per tre anni: la ripresa avvenne nel 1908, ma lo scoppio del conflitto mondiale nel '15 riportò la crisi in questa miniera, determinando anche un disimpegno da parte di molti azionisti della società genovese.

Nel 1925/26 - per iniziativa del presidente della "Montevecchio", il genovese Migone - il controllo della minierà passò a quella società, in quegli anni protagonista di una straordinaria quanto pericolosa strategia d'espansione.

Purtroppo, nel 1933 la "Montevecchio" fu travolta dalla crisi dell'economia mondiale e fu lo Stato, con la sua AMMI, L'Azienda Minerali e Metalli Italiani, ad operarne il salvataggio. Ne fu operato un rilancio sia nel periodo prebellico, sia ancora in quello postbellico, a partire dal 1949, allorché nella fonderia vennero trattati anche minerali provenienti da paesi terzi. Dal 1968 la miniera cessò ogni attività, mentre la fonderia avrebbe continuato ad operare per un'altra decina d'anni. Nessun miglioramento si ebbe quando all'AMMI succedettero l'EGAM e CENI, tant'è che negli anni '90 la miniera fu ceduta al comune di Villasalto.

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