Miniera di Monteponi

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Si può sostenere con buone ragioni che nel nome di Monteponi - il toponimo di quel monte Ponis, a pochi chilometri da Iglesias - siano racchiuse le pagine più importanti della millenaria storia mineraria della Sardegna. Quella che dal Papa martire Ponziano, condannato ad metallo, ai legislatori pisani del "Breve", primo codice minerario d'Europa, ne resero celebri le radici e gli antefatti.

Bisognerà attendere però fino al giugno del 1850 perché si avviassero in questi luoghi delle attività minerarie di concezioni e di tecniche industriali. Spetterà infatti alla Società di Monteponi Regia Miniera presso Iglesias, di avviare - quale concessionaria sulla base della legge mineraria sabauda - l'esercizio produttivo che l'avrebbe condotta ad assumere un ruolo di primo piano nel contesto industriale della Sardegna. Sorretta da capitali liguri e sotto la guida del mercante-banchiere Paolo Antonio Nicolay, la Monteponi, nel volgere di pochi anni, avrebbe rivaleggiato, con la coeva Montevecchio, per la conquista del primato fra i produttori minerari del giovane Regno d'Italia. L'importanza di questa miniera, in uno con i brillanti risultati raggiunti fin dai primi esercizi, farà sì che alla sua guida s'alterneranno tecnici e manager di grande valore nazionale. Ricordare i loro nomi servirà per ripercorrere le tappe di una lunga e straordinaria storia tecnico-industriale: Giovanni Galletti, Giulio Keller, Carlo Baudi, Adolfo Pellegrini nel periodo eroico; e poi ancora Erminio Ferraris, Roberto Cattaneo, Francesco Sartori, nell'età di mezzo; e infine Andrea Binetti ed Enrico Musio nell'ultimo tempo di splendore. Fra la grandiose strutture industriali di questa miniera occorre ricordare l'impianto di eduzione delle acque sotterranee, captate diverse decine di metri sotto il livello del mare e riversate poi in mare attraverso un'originale galleria di scolo lunga quasi 6 km da Pozzo Vittorio fino alla spiaggia di Fontanamare. A Monteponi il livello idrostatico si abbassò e si fermò a 13 metri sopra il livello del mare, dando la possibilità di estrarre i minerali a livelli ancora più bassi. Altra importante realizzazione la ferrovia privata che collegava gli impianti d'estrazione con uno scalo portuale, in località Portoscuso, che venne dedicato al presidente Baudi di Vesme (Porto Vesme).

Le vicende più recenti - quelle iniziate nel secondo dopoguerra - non risparmieranno Monteponi a cui verrà riservata la stessa triste sorte delle altre miniere piombozincifere, travolte dalla crisi e costrette alla chiusura (anni '90) dopo un inutile tentativo di salvataggio da parte delle aziende di Stato, EGAM e ENI.

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