LA CHIESA DI SANTA MARIA A TRATALIAS

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Come suggerisce l’epigrafe posta nella muratura interna dell’abside, la chiesa di Santa Maria a Tratalias è stata realizzata a partire dal 1213: FUNDATUM EST ANNO / D(OMINI) MCCXIII MENSE IUNIO SUB PRESU / LE MARIANO SARDO HUIUS FABRIC(A)E CONSUMATORE (…). Il suo completamento si colloca attorno al 1282. Il tempio si erge a una decina di chilometri da Carbonia, al centro dell’antico borgo di Tatalia, andato ad agglomerarsi nel corso del tempo. Fu sede della Diocesi di Sulci, in precedenza a Sant’Antioco, prima del suo definitivo trasferimento a Iglesias nel 1503.

In forme romanico pisane, la chiesa si mostra di particolare interesse e grande suggestione. Interamente realizzata con conci di trachite chiara abilmente sbozzati, la fabbrica si innalza partire da uno zoccolo, più alto a meridione così da adattarsi al declivio. L’elegante facciata si presenta ripartita in due ordini.

La parte inferiore, stretta tra due paraste angolari, è scandita da due lesene che inquadrano il bel portale d’accesso architravato, sovrastato da un arco a tutto sesto impreziosito da una ghiera finemente lavorata a motivi vegetali. A centro degli ampi specchi laterali due losanghe rincassano in una stretta cornice a filo del paramento murario al cui interno, in un concio squadrato, si trova inciso un fiore esapetalo. Il frontone superiore, delimitato da due paraste angolari, è concluso da un timpano. 

Nell’ampio specchio si apre un rosone con luce lobata e ghiera decorata con foglie d’acqua. Tanto la facciata che i paramenti murari laterali sono percorsi da una teoria di archetti pensili impostati su peducci scolpiti. L’abside, di forma semicilindrica si mostra ripartita in tre campi da lesene con basi e capitelli decorati a gola e toro. Nello specchio al centro si apre una monofora a duplice strombo.

L’ambiente interno è a pianta rettangolare scandito in tre navate da pilastri e arcate a tutto sesto. Sul fondo si apre la severa forma dell’abside. Eleganti capriate lignee coprono le navate. Monofore sulle murature laterali, il rosone frontale e la bifora ad archi ogivali che si apre sopra l’abside assicurano al luogo di culto la necessaria quanto discreta illuminazione. 

 


La chiesa di Santa Maria in una xilografia del 1894 (Arch. PGSAS)

 


La chiesa nel 1930 (Arch. PGSAS)

 



L’edificio di culto è giunto a noi perfettamente conservato (Foto Alberto Monteverde PGSAS)

 


Il severo quanto elegante prospetto (Foto Alberto Monteverde PGSAS)


 

Dettaglio del prospetto. Notare l’elegante teoria di archetti se separa la parte inferiore dalla superiore e la singolare scala in pietra che conduce alla sommità del timpano e al tetto del tempio (Foto Alberto Monteverde PGSAS)