Miniera di Planu Sartu – Buggerru (SU)

Planu Sartu - foto G. Alvito

Miniera di Planu Sartu

Planu Sartu - Buggerru (SU)

Categoria Sito: Minerario

Planu Sartu, come il sottostante cantiere a cielo aperto di Malfidano, fanno parte, per il comune sentire, del complesso minerario di Buggerru, che è poi il nome dato al villaggio che ha formato il centro della vita lavorativa e familiare dei minatori impegnati in quei cantieri. La fama ed il successo di quei giacimenti lo si deve ad un ingegnere franco-belga, Giovanni Eyquem, che dette importanza industriale alle masse calaminari (la calamina è un mix di silicato e carbonato di zinco e quel tecnico ne individuò il modo per ricavarne il metallo) di cui era ricca la zona, facendola divenire la "capitale" dello zinco, di cui vi era grande domanda sui mercati europei.

La concessione di sfruttamento venne data nel 1870 alla "Società Civile delle Miniere di Malfidano", promossa dallo stesso Eyquem con t'apporto di capitali francesi. Buggerru così diverrà una sorta di enclave d'oltralpe in terra sarda (venne chiamata la piccola Parigi), ed i diversi direttori che ne guidarono le sorti industriali sarebbero stati in prevalenza francesi: Bourdiol, Cabriolier, Geogiades, alcuni dei loro nomi.

L'entità delle produzioni nei due cantieri - Planu Sartu e Malfidano - fu tale da rendere necessaria una laveria: entrò in funzione nel 1877 sotto la gestione della ditta costruttrice, anch'essa francese: la "Sociéte Anonyme pour le Lavage des Minerais en Sardaigne", che aveva messo a punto una tecnologia speciale per trattare i minerali calaminari.

Per via della conseguente crescita dell'occupazione (s'arriverà a quasi duemila minatori nei diversi cantieri) la "Malfidano" si occupò di rendere sempre più vivibile la vita nel borgo, costruendo case per i dipendenti, la chiesa, un piccolo ospedale, un alberghetto, un teatro e realizzando una rete di illuminazione elettrica che permise, forse primi nell'isola (nel 1907), di proiettare i primi film della Pathé, sull'invenzione dei fratelli Lumière.

Peraltro, gli anni della prima guerra mondiale, e soprattutto quelli del dopoguerra, saranno assai pesanti per queste miniere, tant'è che nel 1928 dovettero chiedere aiuto alla "Montevecchio", al tempo divenuta una società pigliatutto. Ma il dissesto di quest'ultima cinque anni dopo, favorirà l'ingresso della "Pennaroja-Pertusola" che ne rilancerà le produzioni, migliorandone e modernizzandone le infrastrutture e gli impianti. Questa società italo-francese ne terrà la gestione industriale fino al 1969, anno in cui, stante le difficoltà economiche incontrate nella conduzione, la dovrà̀ cedere all'Ente Minerario Sardo. La definitiva chiusura del complesso è datata nei primi anni '80 del secolo sorso.

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